A partire dal 2007, dopo anni di crescita, il mercato del credito alle famiglie ed alle piccole e medie imprese ha cominciato a rallentare.
Gli anni precedenti, caratterizzati da bassi tassi di interesse e da un mercato immobiliare in espansione, avevano reso meno rigidi i criteri di concessione dei prestiti e dei mutui consentendo una forte espansione del mercato.
L’incentivazione all’indebitamento portata avanti dal sistema, offriva mutui che coprivano oltre il 100% del valore dell’immobile posto a garanzie; in alcune fattispecie di prodotti l’ operazione comprendeva il consolidamento di precedenti prestiti con concessione di ulteriore liquidità; Di fatto veniva diluito nel tempo lo stato di insolvenza della clientela forzando il rapporto reddito disponibile/debito assunto.
Per facilitare l’accesso al credito alle famiglie con reddito medio basso, venivano abbassati i rapporti rata/reddito.
Venivano erogati mutui “per liquidità” senza controllo di destinazione che avrebbero dovuto tecnicamente considerarsi coperture improprie di credito precedentemente erogato.
Per migliorare la redditività, l’offerta di mutui e prestiti, era quasi sempre accompagna da vendita forzosa di polizze assicurative,
Con tali e similari forzature si era generata l illusione di creare ricchezza.
Il mercato del credito sino al 2007 si è fortemente ampliato interessando però soprattutto le famiglie e gli autonomi con un reddito medio basso.
A partire dal 2008, con lo scoppio della bolla immobiliare Americana e la conseguente crisi del sistema creditizio mondiale , il mercato dell’offerta di credito si è fortemente contratta interrompendo la fase espansiva che lo aveva caratterizzato.
Nel nostro Paese in particolare, che soffre più di altri a causa della crisi del Debito Sovrano, vengono adottate misure di imposizione fiscale con una notevole contrazione del reddito disponibile delle famiglie e delle piccole e medie imprese.
Si rammenti al riguardo che con l ingresso nell’Area Euro il potere di acquisto del reddito disponibile degli Italiani era già fortemente diminuito.
Gli effetti congiunti di assenza di offerta di credito e di diminuzione di reddito disponibile hanno innescato un circolo vizioso che, autoalimentandosi, portano ad una forte contrazioni dei consumi.
Il reddito disponibile diminuisce, l'economia cresce poco, si riduce la capacità di risparmio, le famiglie hanno paura del futuro e riducono i consumi; la crescita dell'economia frena ulteriormente.
Soffrono maggiormente le famiglie a reddito medio/basso e le piccole e medie imprese.
Il debito per ragioni di consumo
In tale contesto la dinamica del credito al consumo, a partire dal 2008 e sino al 2010, si è incrementata in modo particolare tra le famiglie a reddito medio/basso. Il credito al consumo, almeno sino a tale anno, ha svolto la funzione di ammortizzatore finanziario consentendo alle famiglie, che avevano subito consistenti riduzioni di reddito disponibile, di continuare a mantenere i livelli di consumo.
Utilizzando i credito al consumosono state congelate le oscillazioni di reddito dovute a cassa integrazione, ritardo nel pagamento degli stipendi, licenziamenti.
Naturalmente è aumentato, soprattutto nel meridione, il numero di famiglie che non è economicamente in grado di raggiungere la fine del mese.
Il grado di sostenibilità del debito
I misuratori del grado di sostenibilità del debito, utili ad individuare le situazioni di sovra-indebitamento, sono generalmente due.
Quello più frequentemente utilizzato è il rapporto tra debito e reddito disponibile; grado che indica il numero di annualità di reddito necessarie per il rimborso del prestito. In forme semplificate, il rapporto tra rata del prestito e reddito disponibile mensile.
Studi di approfondimento di tale indicatore hanno evidenziato che le famiglie con un rapporto rata/reddito superiore al 30% sono più vulnerabili alle variazioni del reddito e dei tassi di interessi.
Sino al 2008 per il sistema Bancario, ma ancora oggi per il sistema delle Finanziarie, tale rapporto è stato fortemente spinto ben oltre la soglia di sovra-indebitamento.
E’ facile quindi dedurre che la famiglie con un reddito medio/basso sono già in crisi da sovra indebitamento, quelle con reddito medio/alto, qualora non si invertisse il trend, sono sicuramente vulnerabili.
Il secondo indicatore è la presenza di lunghi periodi di arretro del rimborso del prestito.
L’analisi potrebbe essere estesa alle famiglie con arretrati nel pagamento degli affitti e delle bollette ma che continuano a rimborsare i mutui casa. Anche questi dovrebbero essere considerati sovra-indebitati.
Da uno studio di Banca D Italia è emerso che la maggior parte dei nuclei familiari indebitati (90%) ha un reddito medio basso, e che circa il 70% si trova in tale condizione per avere contratto un credito al consumo, un mutuo o ambedue.